Dr.Morgue su Nautilus Onlus

Intervista realizzata da Thomas Taioli per l'Associazione Nautilus Onlus - Gruppo Asperger Lombardia, che potete trovare nello Spazio Nautilus Forum.
Questa importante Associazione offre aiuto a persone con disturbi relazionali riconducibili allo spettro autistico nella sua fascia alta, per favorirne il benessere e l'inclusione sociale. E' in prima linea da sempre per un'opera di accoglienza, aggregazione e ascolto, anche con il supporto di figure professionali specializzate.
Non possiamo che ringraziare Thomas per essersi interessato al Dr.Morgue a tal punto da averne voluto approfondire le tematiche e ovviamente siamo orgogliose se la storia di Yoric offra un pizzico di visibilità a queste tematiche realizzando un nostro ideale, buona lettura ;)
- Com'è nato il personaggio Dr.Morgue?

Rita: A questa domanda può meglio rispondere Silvia. Comunque, posso dirti che è nato nel lontano 2003 e ci è stato ispirato da una persona che conosciamo e alla quale siamo molto legate. Una persona che potremmo definire il nostro primo lettore.
Silvia: Al di là del periodo in cui è nato, le motivazioni vanno ricercate nell’esigenza di raccontare un tema particolare come la medicina legale e anche di tratteggiare una storia dal punto di vista di un uomo non comune.

- Come mai avete scelto di farlo essere un SA?

Rita: perché volevamo… anzi stiamo provando a raccontare il modo differente di intendere la vita e il mondo che ci circonda da parte di un SA. Ci tengo però a precisare che noi non raccontiamo la sua quotidianità minuto per minuto, perché non pretendiamo di conoscere quella di tutti gli SA.
Silvia: c’è un motivo personale per questa scelta, ma anche un motivo obiettivo. Guardando al panorama dei fumetti ho avuto, da un certo momento storico in poi, l’impressione che gli eroi di carta si allontanassero sempre di più dalle persone e a volte portassero avanti ideali senza una vera coscienza critica. Chiaramente è solo una mia percezione, però è da questo pensiero che è nato Yoric con la sindrome di Asperger. Perché lui così com’è, è molto più vicino al mondo, alla vita e alla morte di chiunque altro.

- Quali sono i vostri riferimenti noir favoriti?

Rita: sono tantissimi e diversi. Ti svelo un segreto: Silvia è quella che legge i libri, io quella che guarda decine di film. Anche se ultimamente mi sto appassionando a Durrenmatt, del quale però avevo visto già una trasposizione cinematografica de “La promessa”. Ho visto quasi tutti i film noir, da quelli firmati dai maestri francesi a quelli più smaccati e anche più per certi versi scontati e banali dell’industria cinematografica americana. Da quelli in bianco e nero a quelli che scimmiottano, non riuscendo sempre, i primi. Anche se il mio film preferito di sempre è “invito a cena con delitto”. Un capolavoro che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita (anche se nel doppiaggio in italiano un po’ perde).
Silvia: più che avere dei riferimenti noir, ho delle ispirazioni noir, che non necessariamente raccontano un noir… mi spiego, ci sono autori che sono maestri di atmosfera psicologica, fosca e noir, come ad esempio Patrick McGrath, ma anche Camilleri o Carofiglio. Quando scrivo il Dr.Morgue penso soprattutto a queste atmosfere e cerco di descriverle ai disegnatori, che finora devo ammettere, hanno capito a pieno il senso della storia. In Dr.Morgue non ci saranno mai grosse sparatorie, inseguimenti o pericolose scene d’azione, troverete invece un sottile e perverso, a tratti macabro, filone psicologico che pian piano investirà tutti i protagonisti della mini-serie.

- Quali sono i motivi dell'ambientazione canadese?

Rita: principalmente per una questione pratica, volevamo narrare le vicende di un medico legale che potesse partecipare attivamente anche alle indagini, che potesse avere a disposizione una squadra e non relegarlo, come avviene per esempio in Italia, al ruolo di “tecnico”. E Poi Montréal è un crogiuolo di culture, ci sono quartieri così diversi tra loro. È una metropoli molto moderna, ma allo stesso tempo ricorda le capitali europee con le loro atmosfere così “assonnate” e antiche. A nostro avviso una città piena di contraddizioni che sono per noi fonte continua di ispirazione e curiosità.
Silvia: come ha detto Rita è stata una scelta un po’ obbligata. In Italia il medico legale lavora per lo più negli ospedali e deposita le perizie necroscopiche per conto dell’autorità giudiziaria. In Canada funziona in modo diametralmente opposto, esiste una struttura piramidale che si chiama Bureau du Coroner e che vede in cima il Capo-Coroner e a seguire Coroner, Medical Examiner e Patologi. Un complesso di questo di questo tipo si prestava meglio al tipo di lavoro che volevamo dare al Dr.Morgue. Ma il riferimento all’Italia lo abbiamo comunque inserito, Yoric è italocanadese e a Montreal c’è una comunità italiana particolarmente nutrita e attiva.

- Cosa deve aspettarsi il lettore dai prossimi numeri?

Rita: il proseguimento di una trama principale che stiamo snocciolando con parsimonia, episodio dopo episodio. Inoltre in ogni albo noi tocchiamo diversi aspetti legati alla morte e all’omicidio. Descriviamo i crimini per quello che sono, ponendo attenzione alle motivazioni dell’assassino, alle dinamiche legate alle indagini, a quello che rappresenta davvero andare avanti per un uomo che ogni giorno ha a che fare con “l’altra faccia della vita” . Proseguiremo nel raccontare Yoric nei suoi mille aspetti, racconteremo ancora del suo passato e del suo presente e poi, e poi tocca andare in edicola e in fumetteria per scoprire di più!
Silvia: il prossimo numero, che uscirà il 16 Agosto, è un numero “sospeso”, in cui le vicende legate al sindaco Mason “sembreranno” subire un piccolo rallentamento… ma sarà particolarmente voluto, perché poi ci sarà davvero un grande exploit nel numero quattro, che non possiamo anticipare. Il cinque e il sei invece sono strettamente legati e vedranno la conclusione di questo ciclo di storie del Dr.Morgue.

- Cosa ne pensate della scena fumettistica italiana ed internazionale, quali sono i vostri punti di riferimento?

Rita: penso che i grandi capolavori ormai siano storia e che sia molto difficile tornare ai tempi d’oro. Tutto cambia, anche il mondo del fumetto lo sta facendo. Nel bene e nel male. Ma io non mi occupo di critica del fumetto, non ho le competenze per poter parlare della scena del fumetto nazionale e internazionale. Posso dirti però che il mio scrittore di fumetti preferito è Neil Gaiman, che nella mia biblioteca non mancano i suoi capolavori, come non mancano quelli di Miller e di Moore. Ma rimango una “lettrice da edicola” e leggo Bonelli da quando ero una bambina e continuo a farlo. Per il resto, seriamente, il discorso sarebbe lungo, anche noioso e forse gratuito. Credo anche che come ogni forma d’arte, il fumetto dovrebbe evolversi, ma spesso a mio avviso cade nell’errore di una sperimentazione troppo fine a sé stessa, che crea ancora più distanza dal grande pubblico.
Silvia: io sono molto antiquata e altalenante nei miei gusti fumettistici. Non riesco ancora a staccarmi da fumetti come “il commissario Spada”, ma poi mi appassiono a opere modernissime e surreali come “Fuochi” di Mattotti. Vado a momenti e periodi, potrei dire che leggo davvero tutto, senza pregiudizio, chiaramente ho le mie predilezioni, come tutti.

- Domanda a carattere generale, qual è il percorso formativo da fare per entrare nel mondo del fumetto?

Rita: non credo esista un percorso assoluto. Posso raccontarti la mia esperienza. Sin da piccola il mio sogno era fare fumetti, ho persino frequentato un corso per questo. Poi ho conosciuto Silvia, abbiamo iniziato a collaborare insieme e a proporci in giro, a prendere porte in faccia, a conoscere disegnatori con i quali ancora collaboriamo. A presentare progetti e a lavorare per farci le ossa. E alla fine… eccoci qua!
Silvia: io sono la persona meno indicata per parlare di un possibile percorso formativo, perché il mio iter nel mondo del fumetto è stato davvero atipico. Posso dire, con tranquilla umiltà, che bisogna studiare molto, studiare sempre e soprattutto non perdere mai di vista un po’ di sana autocritica.

Commenti

brash ha detto…
Bella questa intervista! Ha risposto anche a domande cge avevo, per cui le autrici sono state graziate dal ricevere una mia mail di interrogativi.mi rimane solo la curiosita' di sapere come hanno fatto a pensare ad uno studio di uno psicoterapeuta cosi' freddo e cupo..
Rita P ha detto…
Grazie Brash, perchè mi permetti di parlare di questo argomento. Provo a soddisfare la tua curiosità: da una parte è stata frutto di una precisa scelta stilistica; dall'altra, volevamo rendere quanto possa diventare intensa, difficile, dolorosa, a tratti sgradevole, ma allo stesso tempo completamente e totalmente libera... una seduta.

Una seduta è un lasso di tempo in cui, a volte è il terapeuta a sottolinearlo, si è totalmente liberi di fare quel che si vuole, a tratti è come parlare con sè stessi ( questo è uno dei motivi per cui nel dr Morgue non viene mostrato il volto del terapeuta), ma può diventare difficile da sostenere, difficile da sopportare... un pò come l'idea di trovarsi in un ambiente come quello da noi descritto, dove le ombre della finestra sembrano quasi le sbarre di una prigione.

Spero di aver reso al meglio il mio pensiero ;)

Rita
Eustachi Germano ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eustachi Germano ha detto…
Grazie per aver pubblicato l'intervista ^.^

PS
appena l'ho letta per la prima volta mi è venuto un colpo... perchè il mio autore preferito è proprio Neil Gaiman
Elisa Montesi ha detto…
Neil Gaiman è l'autore preferito di molti!
SiannaLeFair ha detto…
Invito a cena con delitto è un capolavoro sia per la narrazione che per l'acuta ironia della storia proposta.
Certo che nel DOC non riscontro molta dell'ironia di questo film ma è certo che il nostro antieroe vive di luci anzi, direi di ombre, notevolmente più particolareggiate.
brash ha detto…
è vero che le ombre dànno l'impressione di sbarre. proprio per questo non mi piaceva molto. alla fine fare una terapia è difficile e sgradevole, è vero, ma non è mai come essere in prigione. lì dà prorpio l'idea di un'oppressione, quando in realtà non lo è. infatti morgue mi sembra che pensi anche fuori a quello che succede in terapiae ad un certo punto "immagina" di avere un colloquio con il suo terapeuta. questo vuol dire che gli serve e gli è d'aiuto.
Silvia M. ha detto…
Può capitare a volte di vivere la terapia come opprimente e claustrofobica, soprattutto se hai delle resistenze verso argomenti e/o traumi che non vuoi ancora affrontare a viso aperto.
Diciamo che a Yoric succede spesso, questo non significa che la terapia non gli faccia bene, a volte.
Ma è comunque un percorso molto doloroso, che a volte vive come un'imposizione e nel fumetto volevamo mettere in luce questo aspetto più di altri.
Un abbraccio Brash,
Silvia
Silvia M. ha detto…
@Sianna: effettivamente Yor ha un'ironia tutta sua... il che è tutto dire!

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