Vi raccontiamo il Dr.Morgue su fumettodautore.com

Intervista e presentazione realizzata da Alessandro Bottero della mini-serie Dr.Morgue per il Magazine online "fumettodautore", a questo LINK trovate anche l'anteprima con le tavole del numero 0 e qualche sketch.

Dottori, Morgue, Canada, e fumetti a iosa!!! Intervista a Silvia Mericone e Rita Poretto, autrici di Dr.Morgue, una delle miniserie Star Comics, che debutteranno nella primavera 2011.
di Alessandro Bottero

La primavera 2011 si annuncia ricca di novità per le edicole. Ben tre per la Star Comics, una nuova serie Aurea, e chissà che altre notizie arrivino tra poco. Visto che abbiamo già parlato QUI di N.O.X., una delle proposte Star, ci siamo detti “Beh, le proposte sono tre, perché non replicare anche con le altre due?”. Ecco allora la prima intervista alle autrici di Dr.Morgue, la miniserie che parlerà di coroner, canadesi, casi clinici, e cataclismatiche catarsi!!!

Silvia Mericone e Rita Porretto. È arrivato il momento di svelare tutto di voi. Chi siete, che cosa fate, perché lo fate, e perché correte?

Rita: mi chiamo Rita, studio e scrivo fumetti e ti hanno informato male, non corro, al massimo cammino, ma molto più spesso sosto.

Silvia: oddio… presentare me stessa mi dà l’impressione di essere ad una riunione della alcolisti anonimi o in una seduta di gruppo, diciamo che sono una persona anormale, così escludiamo subito la terapia di gruppo. Non corro mai, più spesso rimango indietro, ma traggo spunto dalla filosofia di Carmelo Bene: beati gli ultimi che resteranno indietro, tanto i primi sono irraggiungibili.

Dr.Morgue parla di un argomento molto forte: la morte. Perché? Diteci tre buoni motivi per cui io lettore X dovrei dargli fiducia.

Silvia e Rita: la morte condiziona la percezione della vita di una persona per il semplice fatto di essere nati, quindi volevamo affrontare questo argomento dal punto di vista  di chi la tocca con mano… e non è solo una metafora. In qualche modo tracciare la figura professionale di chi investiga sulla morte fa capire quanto sia più facile morire che vivere, anche per il Dr.Morgue.
E questo ci porta al motivo forse principale di originalità del protagonista… Yoric è un uomo normale con molti limiti; ha una sindrome che gli rende difficile la codificazione del mondo, delle persone e delle emozioni, a volte anche di quelle azioni che per un “normodotato” (definizione psichiatrica disgustosa) sono assolutamente scontate. Ci siamo affidate anche a diversi consulenti per tracciare al meglio un “aspie”, cioè una persona affetta dalla sindrome di Asperger. E pur nelle necessarie licenze poetiche che ci siamo prese, crediamo sia un unicum nel panorama fumettistico italiano, ma non per la sindrome in sé, quanto per la scelta di creare un protagonista tanto fragile e “difficile”, poiché la relazione che si va a creare tra Lettore-Yoric è il complicato rapporto che si crea tra Normalità-Diversità, per quanto siano termini entrambi odiosi. Questa è un’arma a doppio taglio perché il Dr.Morgue può risultare vincente e audace per alcuni, ma può anche pregiudicare il processo di immedesimazione del lettore, che si identifica più piacevolmente con personaggi pseudo-perfetti, dalla bontà illuminata e dalla puntuale sensibilità.
In tutto ciò non possiamo estromettere “il papà grafico” della serie, ovvero Francesco Bonanno, che ha dato un contributo essenziale per rendere al meglio il Dr.Morgue e le sue atmosfere, molto spesso ispirando il carattere dei personaggi in base al volto che lui gli ha saputo dare.

Qual è il vostro “metodo di sceneggiatura”, o per dirla in parole povere…come riuscite a scrivere le storie?

Rita: Dopo un attento e spesso anche lungo periodo di studio si stende il soggetto, si passa al trattamento, la fase successiva è una suddivisione in blocchi che man mano diventa una scansione in tavole; infine, si procede fissando  tavola per tavola quello che accade. È tutto molto graduale, ma non si prescinde mai dal lavoro di documentazione.

Silvia: Come riusciamo a scrivere storie è una domanda che si fanno in tanti… ma di base il processo creativo è molto semplice e graduale come ha detto Rita. Il problema semmai è “durante” la scrittura in cui si verificano efferatissimi litigi e in genere chi delle due sopravvive porta a compimento l’opera.

Dr.Morgue è ambientata a Montreal, città del Quebec (Canada). Come mai un’ambientazione così insolita? Non era possibile ambientare la miniserie a Taranto?

Rita: Montreal è la città che rispondeva al meglio alle nostre esigenze. È una metropoli moderna e molto vitale, particolarmente ricca di etnie e tradizioni, in cui risiede anche una popolatissima comunità italoamericana, ma al contempo possiede quella dimensione “europea” che ci ricorda le più belle capitali del vecchio continente.

Silvia: Nel non ambientarla a Taranto siamo state lungimiranti, visto che da qualche mese a questa parte non si fa altro che parlare di questa città per un preciso fatto di cronaca… ci avrebbe bruciato la sorpresa. Il motivo principale della scelta di una città canadese risiede nel fatto che il lavoro di Coroner o Death Investigator in Italia non è contemplato. Il Coroner non solo può gestire le indagini sui crimini violenti, ma organizza anche la squadra di inquirenti e ha un potere giudiziario che in Italia è affidato ad altri organi esecutivi. In Italia c’è il medico legale che opera a tutti gli effetti in un ospedale e viene incaricato dalla Procura della Repubblica o dalla Direzione Sanitaria di effettuare un’autopsia. Nei paesi statunitensi e canadesi invece c’è un complesso sistema che va dal Coroner Capo, al Coroner inquirente, al Medical Examiner, fino ai patologi e tutti hanno una base scientifica… è una struttura verticistica che non solo fa capire quanta differenza ci sia nella gestione di un omicidio tra Italia e gli altri Paesi, ma anche come sia diversa la cultura del crimine, a partire dalla tanto decantata “scena del delitto”.
Un editore ci aveva suggerito di ambientare la storia a Caracas, perché secondo lui solo Caracas è il luogo adatto per un noir… ancora oggi ci chiediamo perché.

A parte quelli che scrivete voi, leggete altri fumetti? E se la risposta è sì, quali? Ma soprattutto…perché li leggete?

Rita: vivo tra pile di fumetti, i miei armadi trasbordano di fumetti, i miei libri lottano con i fumetti per mantenere il loro posto nella libreria. Leggo fumetti perché non ne posso fare a meno e comunque…  col cavolo che ti dico cosa leggo, non si fa pubblicità alla concorrenza!

Silvia: sarebbe più facile dire quali fumetti “non leggo” e perché. Diciamo che prediligo fumetti che non si affidano alla grande distribuzione perché, forse proprio per questa dimensione quasi indipendente, godono di una libertà creativa maggiore e di una forte carica innovatrice. A livello puramente personale ho una spiccata passione per la sperimentazione, per il tratto anticlassico, ma anche per i fumetti dei primi anni sessanta.Tuttavia il mio amore indiscusso e la fascinazione totale vanno al Commissario Spada…

Cosa ne pensate di Internet, e dei Natural Born Critics, che pullulano per la rete? Persone che non sanno mettere insieme una proposizione principale e una subordinata, che vivisezionano i fumetti scritti da altri. A cosa serve veramente la comunicazione su Internet?

Rita: penso che internet sia rimasto, nel bene e nel male, l’ultimo posto dove ci si possa concedere un’illusione di libertà, per cui va bene tutto, deve andare bene tutto, se no l’illusione svanisce. Aggiungo un consiglio che ritengo molto vero ed universalmente applicabile: è meglio non prendersi troppo sul serio.

Silvia: questa domanda aprirebbe un discorso molto lungo, ma si può fare una considerazione di questo tipo per tutto l’ambito letterario, anche per l’editoria a pagamento, che ha sdoganato il concetto di editore e redazione, permettendo di fatto a tutti di credersi scrittori senza un adeguato background alle spalle. Con internet, coi blog, ecc.ecc. tutti sono diventati critici, investigatori, tuttologi, ma molto meno lettori e soprattutto quasi mai studiosi. “Criticare” non collima più con la “coscienza critica” purtroppo… l’etimologia della parola dice che criticare dovrebbe essere giudicare secondo i principi del vero, del bello e del buono, tutto il resto appartiene alla pura e semplice opinione personale.
Non pretendo certo che tutti sviluppino delle competenze da critico letterario, né che non esprimano i propri gusti, non è necessario essere un premio nobel per apprezzare o amare un libro o un fumetto e dire in merito cose pertinenti. Quello che tollero di meno è la tendenza a fare tutti “i latinucci” della situazione, ma è ancor più grave secondo me quando il latinucci è un autore… come si suol dire: la cultura è coma la marmellata, meno ne hai e più la spalmi.

Silvia Mericone e Rita Porretto tra cinque anni. Che futuro immaginate per voi due come autrici?

Rita: immagino, spero, sogno o suppongo per assurdo? Mi spiace, ma sono irragionevolmente superstiziosa, preferisco non rispondere a questa domanda.

Silvia: non chiedo molto, mi basta che ci sia un futuro… il che significherebbe almeno di essere viva.

Siamo alla fine. Ultimi pochi secondi per convincere il famoso “lettore distratto” a dare una possibilità a Dr. Morgue. Che gli dite?

Rita: credo sinceramente che al lettore non gliene possa fregare di meno delle mie considerazioni. Un lettore non si fa influenzare, prende un albo in mano, lo sfoglia e se ne rimane incuriosito,  lo compra.

Silvia: non sarei capace di convincere nessuno, mi sentirei a disagio come se stessi sponsorizzando la nuova fiction con Gabriel Garko… ecco, un argomento utile (ma anche no) potrebbe essere che Yoric non è Gabriel Garko, in tutti i sensi.

Commenti

Post più popolari