Dr.Morgue su LoSpazioBianco.it
Lunga intervista realizzata da Giuseppe Lemola per la rivista online di informazionee critica fumettistica LoSpazioBianco.it. Nell'articolo che trovate a questo link sono presenti anche numerose tavole di Dr.Morgue n.03 - La Morte Elettiva, con alcune anticipazioni grafiche del prossimo numero e un'intervista esclusiva al creatore grafico della serie Francesco Bonanno. Buona lettura!
Dr. Morgue è una delle nuove promesse del fumetto italiano. Miniserie di sei numeri edita dalla Star Comics, narra la vita e le indagini di Yoric Malatesta, un coroner canadese con la sindrome di Asperger (o autismo ad alto funzionamento).
La serie si focalizza su aspetti psicologici e noir, cercando di mantenere sempre un certo realismo.
Abbiamo intervistato gli ideatori del progetto (le sceneggiatrici Silvia Mericone e Rita Porretto e il disegnatore Francesco Bonanno) riguardo la nascita della miniserie e dei personaggi e riguardo il significato di determinate scelte stilistiche.
Intervista a Silvia Mericone e Rita Porretto
Da dove nasce l’idea di questa miniserie? L’avete pensata così sin da subito o l’idea ha subito vari cambiamenti in corso d’opera?
L’idea è nata in due momenti, nel senso che prima è nato Yoric circa otto anni fa e anche allora era esattamente come adesso. La storia che gli sta intorno, invece, è cresciuta con il tempo, anche con vari rimaneggiamenti fino alla stesura definitiva alla fine del 2009 circa.
Inizialmente avevamo optato per una storia corale senza un unico protagonista, ma poi con il trascorrere del tempo il nostro “spaccamorti” si è imposto e ci ha fatto capire che dovevamo puntare su di lui.Mericone/Porretto/Bonanno: Dr. Morgue e la morte vista da dentro >> LoSpazioBianco
Sul vostro sito (cinquequattrodue.altervista.org) si può leggere che le avventure di Yoric Malatesta in realtà hanno un prequel: Montréal – Tela di Ragno (storia autoconclusiva pubblicata in quattro puntate da Cronaca di Topolinia). Quanto è importante quella storia ai fini della completa comprensione della miniserie in corso di pubblicazione per la Star Comics? E quali differenze ci sono, se ci sono, tra le due pubblicazioni?
Dr. Morgue può essere considerato come un superamento di quella storia, che era autoconclusiva nonostante il finale aperto. Infatti in quella vicenda Yoric era solo l’assistente del coroner arrivato da Toronto, che alla fine dell’albo lasciava Montréal per tornare nella sua città d’origine. Erano assenti anche diversi personaggi che abbiamo creato successivamente per la miniserie Star Comics.
Quando abbiamo scritto Montréal avevamo in testa una trama ancora molto grezza, incentrata più sulla città e i suoi intrighi che su un singolo personaggio, bisogna anche dire che lo spezzettamento in otto pagine per volta non ha certamente giovato alla riuscita finale del prequel; per cui non crediamo affatto sia utile ai fini della comprensione del Dr. Morgue, ma magari un giorno per soddisfare la curiosità dei lettori la ripubblicheremo tutta intera da qualche parte.
La miniserie attualmente in corso naturalmente ci ha permesso di esplorare e sviscerare aspetti del protagonista e delle vicende che lo riguardano in maniera molto più approfondita e dettagliata. Abbiamo più spazio e più libertà per confezionare un lavoro che ci soddisfa pienamente e privo di condizionamenti.
Come mai avete scelto di connotare il protagonista proprio con questa malattia, la sindrome di Asperger? Volevate inserire un sottotesto riguardante la vita quotidiana di alcune persone affette da determinati disturbi?
Permettici di rifiutare il termine “malattia” che nel senso comune assume un’accezione esclusivamente negativa. Preferiamo pensare alla sindrome di Asperger come a una “condizione” che fa parte di alcune persone e le rende particolari. L’idea di tratteggiare un protagonista del fumetto popolare con la sindrome di Asperger nasce proprio da questo punto di vista, non è stato uno stratagemma ma una scelta fortemente voluta.
Nel fumetto italiano seriale non ci sono personaggi con tratti psicologici forti a tal punto da entrare di netto in una categoria psichiatrica… e noi abbiamo voluto sceglierne uno proprio per raccontare una realtà “altra”, per dare rappresentazione a questo modo di vedere il mondo.
Anche perché devi sapere che Yoric Malatesta è stato creato nel 2003 e fino a quando la Star Comics non lo ha scoperto abbiamo collezionato le risposte più disparate da parte degli editori; c’è anche chi ha detto, testuali parole: “questo protagonista malato non può piacere”. Noi abbiamo interpretato tutto ciò come un incentivo… a insistere con Yoric così com’era, senza scendere a compromessi, eravamo sicure che prima o poi qualcuno ne avrebbe colto le potenzialità.
Chiaramente non abbiamo pretese di alcun tipo, Dr. Morgue non è un trattato sull’Asperger, né tantomeno un vademecum con aspirazioni scientifiche, ma ci siamo ispirate a un ragazzo Asperger che conosciamo e ad altre esperienze dirette di cui preferiamo non dare menzione. Siamo infinitamente contente anche dei feedback positivi che riceviamo proprio da persone che hanno l’Asperger e si sentono rappresentate in un fumetto da edicola. Questo ci ripaga di otto anni di attesa.
Il caso di cui si parla in ogni storia è ispirato alla cronaca reale (come si può immaginare dalle frasi finali)?
La realtà supera sempre la fantasia, per quanto banale questa è una verità universale. Abbiamo volutamente scelto di ispirarci a casi realmente avvenuti con tanto di accenno nel finale, per ancorare il più possibile il nostro progetto a un senso di verosimiglianza, ma anche perché in un’epoca come la nostra in cui i mass media trattano l’omicidio con un approccio spesso così ossessivo sull’identità del colpevole e sugli aspetti più morbosi di un delitto, noi volevamo sottolineare piuttosto gli aspetti psicologici di chi uccide.
Prendi, per esempio, il secondo numero: tratta esplicitamente di antropofagia e la storia assume forza, proprio perché ispirata a un evento reale. La discussione tra la nostra vittima e il nostro cannibale è tratta da una conversazione via chat avvenuta nel 2001 tra i veri protagonisti della vicenda, che ci ha dato l’ispirazione per La morte dentro. Se pensi che quelle parole se le sono scambiate davvero e non è una nostra invenzione, capisci bene che quel dialogo assume un profilo molto più agghiacciante.
Dall’altra parte però, volevamo anche evidenziare la verità di chi muore, che spesso si dimentica a vantaggio di una spettacolarizzazione del crimine, che nel Dr. Morgue non avremo mai. Per questo abbiamo scelto un medico legale, nessuno potrebbe trattare il tema della morte meglio di chi “la tocca con mano” ogni giorno e ne conosce i segreti.
Anche se avete specificato altrove che non è una serie investigativa, la presenza degli ingredienti tipici del genere è comunque importante. Quanto è difficile gestirli nell’ambito di una singola storia?
Dr. Morgue non è un noir classico e credo che questo si sia capito. Lo scoglio più difficile era far “digerire” un personaggio come Yoric; non eravamo per nulla sicure che potesse piacere. Diciamo che abbiamo operato una selezione tra quelli che sono gli elementi principe del giallo, del noir con qualche incursione nel thriller e nell’horror, cercando di creare un ibrido che convergesse nella figura del protagonista. Abbiamo sicuramente sacrificato un po’ gli aspetti più propriamente gialli, perché crediamo che se il lettore si concentra solo su “chi è l’assassino”, in genere perde di vista tutte le altre sfumature più introspettive di un racconto. Nel Dr. Morgue la soluzione del crimine è subordinata alla riflessione intimistica, una riflessione a volte antisociale, se così vogliamo definirla.
La rivelazione (alla fine del primo numero) dell’esistenza di una “società segreta” è un elemento a tratti spiazzante. È stato inserito per rafforzare l’idea di coesione della miniserie? Avere storie non collegate tra loro da questa sottotrama rischiava di renderle meno interessanti, secondo voi? E quanta importanza avrà questa trama generale nell’economia di ogni numero?
Noi crediamo che tutto dipenda dall’idea di partenza del progetto. Una miniserie, per come la pensiamo noi, dovrebbe avere una trama-contenitore che si svela episodio dopo episodio e una trama autoconconclusiva relativa a ogni episodio. L’inserimento o la gestione sin dall’inizio di episodi a sé stanti è più indicata nell’ambito di una serie e non di una miniserie che, proprio perché a un certo punto si conclude, deve avere una chiusa anche dal punto di vista della trama.
Raccontare storie isolate ci avrebbe certamente facilitato il compito, per molti versi, ma avevamo voglia di inserire un elemento letterario o se vuoi “romanzato”. La sua importanza sarà indubbiamente più imperiosa nei numeri finali, il quattro, il cinque e il sei, dove la situazione precipiterà in modo inarrestabile per tutti i personaggi coinvolti, Yoric incluso.
Oltre alla vicenda in sé, anche i rapporti tra i personaggi saranno in evoluzione o ogni episodio partirà più o meno sempre dagli stessi presupposti, alla maniera di alcuni telefilm?
Alcuni rapporti non solo evolveranno, ma imploderanno inaspettatamente. Ci saranno personaggi che ci lasceranno per sempre e altri che avremo modo di ritrovare; altri che invece riveleranno la loro autentica natura o i loro scheletri nell’armadio. La relazione che paradossalmente si svilupperà fino alla fine è quella tra il Dr. Morgue e il sindaco Mason: inevitabilmente, quasi senza mai incontrarsi, tutto è determinato dalla loro “partita”, che inizia nel numero uno e finisce al numero sei. Non è così scontata la vittoria o forse non ci sarà un vincitore assoluto.
Quanto è importante per voi l’ambientazione? Immaginereste un Dr. Morgue ambientato in un luogo che non sia Montréal?
Se avessimo potuto scegliere un altro luogo avremmo scelto sicuramente l’Italia. L’ambientazione canadese è stata in un certo qual modo una scelta obbligata, perché il Québec offre un sistema giudiziario che permette a un coroner non solo di fare autopsie, ma anche di investigare sugli omicidi dirigendo le indagini. In Italia invece il medico legale deposita la perizia per conto dell’autorità giudiziaria e questo non ci consentiva di dare a Yoric il ruolo dinamico che volevamo per lui. Quindi abbiamo scelto una città che ci consentisse questo, ma che non fosse troppo diversa dalle grandi capitali europee e Montréal secondo noi è lo specchio ideale di tutto questo.
A livello pratico, come sviluppate il soggetto e la sceneggiatura a quattro mani? Vi occupate entrambe in maniera equivalente di tutti gli aspetti o li suddividete in precedenza?
Di solito ci picchiamo a sangue, quella che rimane in piedi dopo lo scontro scrive l’episodio, l’altra nei brevi momenti di lucidità della convalescenza mette gli spazi tra una parola e un’altra… Questa che sembra una battuta in realtà non lo è, perché non siamo mai d’accordo su niente e principalmente le storie nascono da un confronto continuo spesso anche molto aspro.
L’unico ambito esclusivo, se vogliamo, è quello delle autopsie. Silvia ha una soglia di tolleranza maggiore e per questo è deputata allo studio di fotografie e dettagli tecnici relativi alle necroscopie del Dr. Morgue che vedete nell’albo e per le quali i disegnatori ancora ci mandano maledizioni, mentre Rita è l’esperta delle battute misogine di Yoric… ma complessivamente ci occupiamo di tutto insieme.
Forse è presto per parlarne, ma quale futuro editoriale prevedete per il personaggio? Avete in mente altre storie o il numero sei sarà definitivamente l’ultimo?
Il numero sei conclude sicuramente questo ciclo di storie legate alla macro-trama del sindaco Mason, ma se dovessimo mettere insieme il materiale che abbiamo scartato mentre scrivevamo questi sei numeri, verrebbero fuori almeno altre dieci miniserie, se non di più!
I lettori ci chiedono dall’uscita del numero uno se ci sarà un seguito e al momento non sappiamo dirlo, perché una storia abbia un futuro devono crearsi almeno tre congiunture favorevoli: la risposta del pubblico; la disponibilità della casa editrice e la voglia degli autori a proseguire il progetto; quindi al momento non ne sappiamo molto più di coloro che leggono, ma ci auguriamo che continuino a farlo.
Intervista a Francesco Bonanno
In che modo hai contribuito all’ideazione del progetto?
Più di tre anni or sono Rita e Silvia hanno concepito un progetto editoriale che possiamo definire l’antesignano del Dr. Morgue: si chiama Montréal ed è stato pubblicato dall’ex associazione culturale Alex Raimond oggi Amici del Fumetto. In questo primo contesto ho cominciato a dare il mio apporto grafico studiando il character design di alcuni personaggi, compreso Yoric, e disegnando due piccoli episodi della storia intitolata Tela di ragno. Successivamente, con l’approdo del nuovo progetto in Star Comics, oltre che a occuparmi dello studio grafico di nuovi comprimari (vedi Pascal e Mya, per esempio), mi sono preoccupato di affinare alcuni particolari riguardanti il protagonista e i personaggi già delineati, di studiare gli ambienti più ricorrenti ma, soprattutto, di ricercare l’atmosfera più appropriata per un fumetto dai temi piuttosto cupi.
Quali difficoltà hai avuto (se ne hai avute) a immaginare l’aspetto che avrebbero avuto i personaggi della storia? Ti sei ispirato a qualche persona reale?
Rita e Silvia mi hanno fornito una descrizione scritta e dettagliata di ogni personaggio con accanto un rimando a un volto reale, quasi tutti i personaggi dunque somigliano più o meno al loro riferimento di base tranne Yoric Malatesta (a proposito, se siete curiosi potete visitare il blog del Dr. Morgue dove le autrici svelano qualche somiglianza). Le autrici hanno immaginato questo particolarissimo personaggio con un viso alla Daniele Liotti, mentre io l’ho accostato più su un tipo alla Vincent Cassel, ma la verità è che Yoric nella mia testa ha subito rivendicato una sua precisa fisionomia. Ho proposto a Rita e Silvia una mia interpretazione che ha incontrato il loro apprezzamento e da quei primi bozzetti si è sviluppato il personaggio per come lo vedete adesso e devo dire che tutto sommato è abbastanza fedele a quello originario.
Difficoltà particolari direi di non averne incontrate, anche se devo ammettere che non è affatto facile rendere la fisicità e la postura del protagonista, assolutamente non comuni per un eroe dei fumetti.
A quanto si legge nell’introduzione del numero uno hai creduto sin da subito nelle potenzialità di questo progetto. Quali sono, a tuo parere, i punti di forza di Dr. Morgue?Si, è vero, ho avuto da subito la netta sensazione che il progetto che stavano imbastendo Rita e Silvia avesse una certa caratura. I punti di forza? Il modo in cui vengono trattati i crimini, scevri di quella spettacolarizzazione che spesso ne fanno il cinema e la televisione e rappresentati nella loro crudezza e da un punto di vista che non ha la pretesa di puntare il dito ma di analizzare i fatti; la scelta di un freddo distacco che in realtà è un’iperbole che rende il tutto ancora più agghiacciante; e poi gli intrecci, ogni episodio è un filo di una ragnatela; e infine, ma non per ultimo, lui… Il Dr. Morgue, personaggio assolutamente travolgente!
Dopo l’esperienza con Valter Buio e il buon riscontro di pubblico e critica, com’è stato cimentarsi con un nuovo personaggio e quali differenze trovi nell’approccio a questi due universi?Cronologicamente per me Valter Buio è venuto dopo Dr. Morgue. Quando Alessandro Bilotta mi ha scelto per disegnare Valter Buio avevo già creato la maggioranza dei personaggi di Dr. Morgue e disegnato uno degli episodi di Montréal citati sopra.
Le differenze nell’approccio ai due personaggi riguardano: in primo luogo, l’aspetto della paternità grafica, con Valter Buio ho dovuto prendere le mosse da un personaggio già caratterizzato, mentre Dr. Morgue l’ho concepito graficamente; in secondo luogo, gli aspetti fisici e caratteriali indubbiamente diversi: Valter Buio è un soggetto molto “normale”, malinconico e romantico, che suo mal grado si ritrova a dover fare i conti con una dimensione di mezzo, quella del limbo delle persone morte ma non ancora passate; anche Yoric se vogliamo ha a che fare con una dimensione “sospesa” della morte anche se in senso scientifico, ma ha sicuramente una personalità più complessa e disturbata e una fisicità prorompente.
Valter Buio per me ha rappresentato un crocevia fondamentale per la mia maturazione stilistica e l’occasione di scoprire in Alessandro Bilotta un grande talento, ma ancor più una bella persona. Molto di questa esperienza l’ho riversata in Dr. Morgue ed è per questo che, per quanto mi riguarda come disegnatore, considero quest’ultimo un prodotto più maturo.
Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Stabilire la provenienza dell’ispirazione per un artista è quasi impossibile. Credo che ognuno di noi abbia un bagaglio culturale e visivo che costituisce il magma dell’ispirazione, bisogna solo attendere che si rompa la stato di quiescenza.
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